23 marzo 2018

Non è passato.


A due anni di distanza da “Cantavamo le nostre canzoni” è uscito, sempre per i tipi di Eclettica, il nuovo libro di Vincenzo Bellini sulla storia del Movimento Sociale Italiano di Prato. Una “indispensabile integrazione”, come la definisce l'autore, al racconto delle gesta dei personaggi che, in ambito locale, hanno reso possibile la vita di una comunità.
“Tramandare le storie di tutti quegli uomini che la storiografia ufficiale voleva destinati all'oblìo”, questo l'impegno che Bellini si è assunto nei confronti del partito nel quale ha militato fin da ragazzo, senza intenti agiografici e senza omettere niente di un passato nel quale a imprese “eroiche” spesso si accompagnavano azioni che oggi possono apparire censurabili.
L'ambientazione è quella delle piazze, degli innumerevoli comizi, spesso funestati da scontri con gli avversari, della attività militante sulle strade dove i ragazzi di destra scandivano lo slogan “il comunismo non passerà” che è quello che dà senso al titolo del libro: “Non è passato”. E in fin dei conti, forse anche grazie a quegli uomini e a quei ragazzi, il comunismo non è passato.
Ma non è passato neanche – ed è una ferita ancora aperta – il rimpianto per ciò che poteva essere e non è stato. Non a caso anche stavolta Bellini riparte da lì, da quella Fiuggi così tragicamente amara per tanti militanti missini. L'autore ce la rappresenta come in un sogno, o meglio, un incubo dal quale si risveglierà “con la consapevolezza di aver ormai lasciato per sempre un'epoca fondamentale della nostra vita”.
Dal dopoguerra all'epilogo di AN, un “filo nero” unisce idealmente i reduci del fascismo ai ragazzi del post-sessantotto e li rende interpreti di un dramma corale irripetibile. Che tuttavia non chiude affatto le porte alla speranza, al domani. Quel domani che tanto tempo fa pareva dovesse appartenere di diritto a quei ragazzi.
Un altro testo indispensabile per conoscere nel dettaglio la storia troppo spesso trascurata di una parte fondamentale della politica italiana del dopoguerra.

28 ottobre 2016

28 Ottobre 1922.



SQUADRA “DISPERATA”
Alpo Bacci, Riccardo Bauci, Aldo Bernardi, Sirio Chilleri, Dafni Corbo, Giuseppe Corsi, Giorgio Denti, Tullio Fiorelli, Otello Gabbiani, Ferdinando Giorni, Carlo Guarducci, Corrado Guarducci, Metello Lombardi, Tebaldo Lombardi, Masciadro Masciadri, Paolo Mazzei, Ugo Mazzei, Romeo Meoni, Raffaello Monticelli, Armando Morelli, Ezio Morelli, Mariano Pacetti, Adolfo Pucci, Alfredo Querci, Corrado Querci, Giuseppe Ricceri, Carlo Silli, Domenico Simoncini, Pietro Tofani, Tommaso Vivaldi.

SQUADRA “ARDITI - FEDERIGO G. FLORIO”
Ermanno Amendrandoli, Giovanni Badiani, Carlo Banci Buonamici, Fioravante Benelli, Silla Bettazzi, Donatello Bresci, Rodolfo Briganti, Carlo Bruzzi, Ferriero Ceri, Otello Desii, Leonello Giorgi, Martino Giorgi, Vincenzo Giovannelli, Vincenzo Guarducci, Ettore Lucchesi, Ottorino Luconi, Giuseppe Magni, Alessandro Maranghi, Stefano Maselli, Arturo Massai, Donatello Meoni, Giuseppe Meoni, Lelio Moradei, Danilo Mungai, Giacomo Nuti, Cesare Parenti, Dino Parenti, Dino Petracchi, Tobia Ponzecchi, Umberto Pratesi, Gino Reali, Leopoldo Reali, Brunetto Sanesi, Duilio Sanesi, Iginio Sanesi, Nicola Sanesi, Sem Sanesi, Raffaello Sgrilli, Renzo Sturli, Guido Toldo, Silvano Vinattieri, Bruno Zipoli.

SQUADRA “LOTTINI E PUGGELLI”
Vittorio Amerini, Faliero Baldi, Gino Barni, Renato Becciani, Renato Bernocchi, Amos Bessi, Pietro Bigagli, Gino Brogi, Umberto Calamai, Alessandro Coronaro, Amilcare Corsi, Renato Fioravanti, Armando Franchi, Giuseppe Giannoni, Emilio Gori, Cesare Guarducci, Angelo Landini, Giovanni Landini, Antonio Lenzi, Arturo Livi, Francesco Lombardi, Amerigo Magheri, Edoardo Mannelli, Vittorio Mazzoni, Carlo Monti, Fosco Morelli, Giulio Morosi, Alvaro Nutini, Dino Orlandi, Evaristo Pambieri, Giulio Paoli, Umberto Pugi, Corrado Rapezzi, Giuseppe Sarti, Dino Sodini, Giovanni Storai, Brunetto Tani, Francesco Tanini, Alvaro Zipoli.

SEZIONE DI CAFAGGIO
Ruggero Alessi, Arturo Buzzegoli, Orazio Cianchi, Alimo Colzi, Demanio Donati, Niro Franchi, Filiberto Giovannelli, Jago Magnolfi, Giuseppe Mammoli, Giuseppe Mochi, Ivan Nardi, Tamar Rinaldi, Gino Vannini.

SEZIONE DI CASALE
Vasco Bessi, Ivan Bini, Alighiero Colzi, Aronne Giusti, Rizieri Giusti, Settimio Luchetti, Ubaldo Luchetti, Eliseo Mari, Azelio Ponzecchi.

SEZIONE DI COIANO
Guido Barni, Giulio Baroncelli, Bruno Becheri, Alighiero Bini, Ezio Bruschi, Orindo Calamai, Angiolo Fantaccini, Guido Fantaccini, Francesco Fiaschi, Brunetto Gensini, Alfredo Iandelli, Giulio Macchi, Onorato Magelli, Otello Mariotti, Fioravante Morucci, Francesco Peruzzi, Ovidio Zoppi.

SEZIONE DI FIGLINE
Pietro Giuseppe Bartolozzi, Goffredo Bertini, Guido Cipriani, Parisio Crocini, Quintilio Crocini, Gino Gabbiani, Alfredo Marconi, Carlo Marconi, Vittorio Melani, Vasco Montini,  Giuseppe Paoli, Pietro Signori.

SEZIONE DI GALCIANA
Amerigo Acciaioli, Silvio Balli, Filiberto Belli, Romualdo Bresci, Gino Carlesi, Primo Carlesi, Giulio Coppini, Duilio Magni, Elisir Nieri, Dino Piagini, Raffaello Tuci.

SEZIONE DI GRIGNANO
Urbano Ballerini, Onorato Bettazzi, Luigi Biagini, Dino Doni, Giovacchino Fabiani, Nello Salvetti, Tullio Santini, Torquato Tasselli, Adelmo Tesi.

SEZIONE DI JOLO
Italo Bernocchi, Santino Carlesi, Giulio Cecconi, Leonardo Cecconi, Gennaro Innocenti, Vasco Nistri, Marino Palloni, Angelo Vannucchi.

SEZIONE DI MEZZANA
Arturo Bacci, Quinto Giavi, Gironte Lomi.

SEZIONE DI NARNALI
Renato Bindi, Modesto Borsi, Amedeo Cecconi, Aladino Dali, Quirino Dali, Brunetto Innocenti, Osvaldo Innocenti, Antonio Mazzoni, Alieto Melani, Vitaliano Melani, Bruno Meoni, Tiberio Nesi, Dante Tempestini.

SEZIONE DI SAN GIORGIO
Alvaro Benelli, Filiberto Bernocchi, Pelio Bini, Alfonso Cecchi, Giacomo Ciofi, Oscar Colzi, Amilcare Ferrantini, Flaminio Ferrantini, Franco Frati, Oreste Guarducci, Dante Nuti, Olimpio Nuti, Alessandro Pagnini.

SEZIONE DI SAN GIUSTO
Primo Loffi, Virgilio Mari, Giovanni Montoffio, Tommaso Sanesi, Ugo Sanesi, Angelo Vaggi.

SEZIONE DI TOBBIANA
Gennaro Bertogi, Nello Lottini, Ferdinando Sborgi.

SEZIONE DI BACCHERETO
Piero Aldrovandi, Migliorino Bellini, Pietro Bellini, Corradino Fochi, Italo Gestri, Ugolino Innocenti, Graziano Lenzi, Ottavio Morosi, Mario Petrocchi, Donatello Rossi.

SEZIONE DI CARMIGNANO
Cesare Acciaioli, Dino Acciaioli, Gino Benelli, Venturino Benelli, Inigo Biancalani, Carlo Bocci, Venturino Bocci, Gino Borgioli, Adolfo Capaccioli, Amedeo Capaccioli, Azelio Cardini, Giulio Cardini, Gabriello Cartei, Lido Cecchi, Giustino Conti, Alberto Cosci, Aldo Cosci, Giuseppe Cosci, Orfeo Finocchi, Cesare Landi, Filiberto Lassi, Dario Manetti, Morando Mari, Ubaldo Montagnani, Alessandro Montagni, Amaretto Nunziati, Anchise Nunziati, Azelio Pagliai, Giovanni Panerai, Antonio Paolieri, Luigi Petracchi, Gino Pinferi, Giulio Raugei, Tullio Raugei, Ugo Rovai, Azelio Spinelli, Leopoldo Spinelli, Nello Spinelli, Giulio Tasselli, Gino Vinattieri

SEZIONE DI CARMIGNANELLO
Pietro Aldobrandi, Diego Santi, Cesare Targetti, Terzilio Targetti.

SEZIONE DI COMEANA
Bruno Bologni, Dante Bologni, Pirro Bologni, Gino Cirri, Carlo Cocchi, Arrigo Coppini, Giovanni Fiaschi, Siro Flori, Gino Maderi, Bertino Martini, Giuseppe Nesti, Paolino Paolieri, Oscar Piccini.

SEZIONE DI MONTEMURLO
Giovanni Becciani.

SEZIONE DI POGGIO A CAIANO
Dino Attucci, Guido Baldacci, Adelmo Cavalieri, Gaspero Cecchi, Sandalo Chiti, Giovanni Cioni, Pietro Cioni, Dino Donati, Vincislao Giorgetti, Lenzo Lenzi, Ugo Natali, Armido Pratesi.

SEZIONE DI POGGIO ALLA MALVA
Guitto Lippi, Serrano Lippi, Giotto Pucci.

SEZIONE DI VAIANO
Orlando Baldi, Guido Bardazzi, Amerigo Calamai, Nello Ciolini, Roberto Ciolini, Umberto Favi, Carlo Gucci, Alfredo Mascii, Emilio Milanesi, Milano Milanesi, Armindo Santoni, Pio Vignolini, Quintilio Zolfanelli.

SEZIONE DI VERNIO
Osea Baldini, Bianchi, Antonio Campiolo, Foresto Cangioli, Enrico Ceccarelli, Ugo Ceretelli, Federico Chiesi, Giulio Fleretti, Francesco Fortini, Nello Fronzoni, Raffaello Grazzini, Francesco Laganà, Brunetto Lilli, Guglielmo Matteoni, Sincero Mazzini, Primo Montanari, Aleardo Risaliti, Raffaello Tempestini, Michelangelo Tosi, Omero Vannucci.



25 ottobre 2016

Referendum pro-Renzi? NO, grazie.


Chiariamo subito  alcune cose: di salvaguardare la costituzione non me ne frega un tubo.
La costituzione di questa repubblica antifascista, nata dalla resistenza e bla bla bla, per quanto mi riguarda possono anche cambiarla, stravolgerla o tradirla. Anzi, per me possono anche pulircisi il culo. Non sarà certo per difenderla che mi sentirò mobilitato per il referendum del 4 dicembre.
Non credo nella maniera più assoluta che con la vittoria del “si” ci sarà una deriva autoritaria, come strillano certi leader politici che fino a pochi anni orsono questa deriva la sognavano per sé stessi. Del resto non ho mai disprezzato - chissà perché?- l’idea del “uomo solo al comando”, tutto dipende da chi sia quell’uomo! E oggigiorno, a dire il vero, non si vedono grandi condottieri all’orizzonte.
Non mi interessa il fatto che, passando questa riforma, il Senato sarebbe composto da membri non eletti, ma nominati dai vertici dei partiti. Ditemi: da quando in qua eleggiamo i nostri rappresentanti? Con le ultime leggi elettorali, tutte più o meno delle porcate, con l’abolizione delle preferenze, con le liste bloccate, con le cooptazioni dei capipartito, con la sistematica demolizione di ogni minimo criterio di selezione meritocratica della classe politica, quando mai il “popolo sovrano” sceglie liberamente i propri rappresentanti?
Mi annoia alquanto la polemica sulla superficialità e l’approssimazione della riforma costituzionale oggetto del referendum. Del resto, siamo seri, se avessero voluto una riforma di un certo livello, l’avrebbero fatta scrivere ad una nullità come la Boschi?
Non mi straccerò certo le vesti per la soppressione del CNEL: non è mica la Camera dei Fasci e delle Corporazioni! E poi, francamente, non ho mai capito a cosa servisse.
Per quanto riguarda invece il paventato ridimensionamento dei poteri e delle prerogative proprie delle Regioni, devo dire che la cosa mi fa anche un po’ piacere. Gli unici enti che andrebbero realmente soppressi - altro che le province! - carrozzoni dilapidatori di denaro pubblico e fucine di privilegi e corruzione in merito ai quali giova ricordare la storica e solitaria battaglia del MSI contro la loro istituzione.
Ma conoscendo la sfrontatezza e la mancanza di dignità, di onore e di coerenza di Matteo Renzi, so per certo che egli userebbe la vittoria del “si” per legittimare sé stesso e la sua scalcagnata compagine governativa, attribuendo all’esito referendario il significato di una investitura popolare che ad oggi non ha mai ricevuto. So anche, e non mi faccio illusioni al riguardo, che non si dimetterà in ogni caso, qualunque sia il risultato. Però non vorrei che un domani si dicesse che il grullo di Rignano governa con il consenso della maggioranza degli italiani, anche grazie al mio disamore per i “ludi cartacei” e quindi, non fosse altro per ribadire che non lo fa a nome mio, tirerò fuori dalla polvere la mia tessera elettorale, mi trascinerò al seggio in una giornata di fine autunno, prevedibilmente fredda e grigia, per votare un grande e convintissimo NO.

08 settembre 2016

8 Settembre. Il marchio dell'infamia.


Cos’altro potevamo aspettarci da questa ridicola e tragica repubblica? Nata per volere di una classe politica antifascista che tradì il proprio Paese durante una guerra, elemosinando una “alleanza” con quelli che erano stati i nemici fino al giorno prima, che avevano bombardato le nostre città facendo stragi fra la popolazione civile e che avrebbero continuato a farne, nonostante una “alleanza” non gradita e non richiesta, per altri diciotto mesi. Con quell’esempio i politici imboscati e traditori indicarono agli italiani la strada: stare sempre dalla parte dei vincitori, pensare al proprio miserabile interesse e cercare di barcamenarsi. Cosa potevamo aspettarci? Niente, se non la perdita nel popolo dei valori di lealtà, dignità e onore. E una condanna, terribile e perenne: gli italiani tradiscono, tradiscono sempre.

12 luglio 2016

Con fedeltà e vigore immortali.

Edizioni Soccorso Sociale 2015
In molti mi hanno chiesto quale è stata la molla che mi ha spinto a scrivere "Cantavamo le nostre canzoni" di getto, in poco più di un mese, dopo quasi vent'anni che ne coltivavo l'idea.
La risposta sta in questo passo finale del libro di Gabriele Adinolfi che, con grande delicatezza, ha tracciato il ritratto di un anonimo "vecchio" missino nel quale ho fatalmente rivisto tutti gli anziani della federazione pratese che mi hanno accompagnato nel corso della mia militanza e ai quali, con serena commozione, il mio libro è dedicato.


"Tarda primavera del 1971. Si sono appena concluse le elezioni amministrative. Non è ancora epoca di dirette, di internet, di exit poll. I primi risultati li forniscono le edizioni straordinarie dei quotidiani. Quella volta, dopo tanto calare, il Msi avrebbe registrato un piccolo successo, comunque molto incoraggiante.
All'edicola di piazza Colonna scorgo un vecchio con il bastone che ha appena comprato il Secolo d'Italia e si sta rendendo conto dei risultati. Esattamente come il Matusalemix di Asterix, il vecchietto arzillo, malgrado il bastone ed il peso degli anni, si mette a saltare di gioia e a gridare con voce strozzata dall'emozione: “Viva il Duce! Viva il Duce!”
Conosco la cattiveria vigliacca e il disonore di molti nostri nemici e mi dico che quell'uomo rischia di farsi aggredire. Conosco pure il pudore e l'orgoglio dei nostri e so che non posso offrirmi di proteggerlo. Così lo seguo con discrezione, lo scorto senza farmi notare. Lui è sconvolto dalla gioia, ogni sei o sette passi saltella di nuovo gridando: “Viva il Duce! Viva il Duce!”  Continuo a seguirlo finché, a una fermata, sale su un autobus. Vedo che si allontana e percepisco ancora i movimenti del vecchio che esulta. Nel mio immaginario sta ancora esultando, con fedeltà e vigore immortali.
Non ci siamo mai conosciuti ma se sono qui è anche per lui, anzi, se sono qui sono lui.
Lui ha preso quell’autobus e io ho mantenuto la linea."

20 maggio 2016

Cantavamo le nostre canzoni. La recensione di Alessandro Alberti per Fascinazione.

Spesso la storia, anche la più gloriosa e per molti versi meritoria, viene scritta citando i protagonisti principali. Quelli che sono stati gli statisti, i condottieri oppure determinanti agli occhi degli storici nelle sorti di una nazione, di una battaglia o di un evento particolare. Non si citano mai le seconde linee, i singoli soldati, nemmeno quelli più rappresentativi.
 Di loro spesso resta il nulla dell'ingratitudine, o un posto in quel ripostiglio chiamato dimenticatoio.
 Il testo di Vincenzo Bellini dal titolo "Cantavamo le nostre canzoni" edito da Eclettica, sintetizza soprattutto il ricordo di quanti hanno reso possibile la vita di una comunità. Nello specifico quella della Federazione Provinciale del MSI di Prato.
 L'autore inizia il suo saggio partendo dalla fine del MSI, cioè dal congresso di Fiuggi. Dal disappunto di molti militanti che videro nella nascente AN il principio della fine della destra italiana. Dalla necessità di non abbandonare la casa politica, per anni faticosamente costruita attraverso mille vicissitudini, alla determinazione di continuare la battaglia all'interno di Alleanza Nazionale.
 "Restammo perché quella era la nostra casa e non si lascia la casa degli avi agli ultimi arrivati....". Da qui il doveroso ricordo di quanto, uomini e donne, giovani e anziani, hanno dedicato affinché un partito, da subito osteggiato e represso sin dal primo dopoguerra, potesse resistere per poi affermarsi. Immediatamente dopo Fiuggi i militanti di via Santa Trinità, pronunciata dai Pratesi senza accento sulla a finale, daranno vita al circolo "Il cerchio interno" che, osservando il simbolo di AN dava subito l'idea del perché fosse stato scelto questo nome. Il cerchio interno infatti racchiudeva in se la fiamma tricolore. Quell'insieme di valori, identità e tradizioni patrimonio storico del MSI. Il libro risulta molto scorrevole nella sua semplicità narrativa, nel fluire dei ricordi e dei tanti episodi che Bellini ha vissuto o di cui è venuto a conoscenza. Un testo che nasce da una necessità storica più che editoriale.
 Quella di rivendicare la propria esistenza in risposta alla monumentale opera "Prato storia di una città" , edito da Le Monnier per conto del Comune; dove si affronta l'evoluzione dei partiti politici locali dal secondo dopoguerra al 1995. Nemmeno una riga dedicata al MSI. Come se non fosse mai esistito, come se il suo immenso archivio di attività di partito di opposizione con adesioni, tessere, iniziative, proposte, volantini, pubblicazioni non ci fosse mai stato.
 Merito dell'autore è aver saputo intrecciare momenti di oggettiva difficoltà se non pericolo e/o tragicità, con altri senz'altro più divertenti e goliardici. Un episodio che mi ha fatto particolarmente sorridere, è stato quello relativo al ricordo del federale Sileno Desideri, che ad una cena con un giovanissimo Gianfranco Fini, appena nominato segretario nazionale del Fronte della Gioventù, gli riempiva il piatto di cibo dicendogli:"Mangia! Lo vedi come tu se' secco? Come fai a far cazzotti co' compagni?" Come ammette Bellini " Chi poteva immaginare che non solo Fini non avrebbe fatto a botte con i compagni ma avrebbe distrutto il partito?" Ma l'elenco dei nomi è lunghissimo, perché tanti erano i militanti, ognuno con una sua peculiarità. Tanti gli episodi descritti, come partire per fare un comizio e non poter parlare o per farlo pagare un prezzo altissimo.
 Gli scontri fisici ma anche il rischio di essere colpiti da armi da fuoco. E poi i due bidoni di pozzo nero posti sul balcone a difesa della sede per gettarli sopra eventuali assalitori, i tanti volantini creati e stampati con il ciclostile, i periodici, l'attività di sezione e altro ancora. Un libro di memorie per ripristinare una storia che molti anche a destra hanno cercato di seppellire. Scritto con la disinvoltura del cronista e la passione di chi ha vissuto in prima persona parte di quella esperienza, rappresenta uno dei più interessanti spaccati di storia del MSI a livello provinciale. Un testo che non può mancare nella biblioteca di chi ha fatto quel percorso, ma anche di chi quel percorso vuole conoscere più nel dettaglio. Dopo Uber Alles un nuovo avvincente testo di Eclettica su tematiche inerenti l'area.